Cantamaggio 2016

Oggi vogliamo raccontarvi una storia… Una storia magica e di tantissimi anni fa i cui protagonisti sono popoli antichi e molto integrati con la natura…

Si tratta dei Celti, degli Etruschi e dei Ligures che erano soliti andar di porta in porta cantando, in cambio di doni, strofe beneauguranti per festeggiare l’arrivo della bella stagione che rivestiva una grande importanza.

“Il calendimaggio è una tradizione viva ancor oggi in molte regioni d’Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita: fra queste il Piemonte, la Liguria, la Lombardia, l’Emilia-Romagna (ad esempio si celebra nella zona delle Quattro Province, ovvero Piacenza, Pavia, Alessandria e Genova), la Toscana, l’Umbria, le Marche e il Molise.

La funzione magico-propiziatoria di questo rito è spesso svolta durante una questua durante la quale, in cambio di doni (tradizionalmente uova, vino, cibo o dolci), i maggianti (o maggerini) cantano strofe benauguranti agli abitanti delle case che visitano. Simbolo della rinascita primaverile sono gli alberi (ontano, maggiociondolo) che accompagnano i maggerini.” (Wikipedia)

Ancora oggi il 30 Aprile di ogni anno i “Maggianti” percorrono le vie di Vezzolacca per augurare una buona stagione di raccolti abbondanti e tempo favorevole per le coluture.

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Quest’anno i cantori vezzolacchini hanno sfidato la pioggia e il freddo ma tutti gli abitanti erano pronti ad accoglierli con entiusiasmo! Arrivati davanti alla porta di ciascuna abitazione si chiama il padrone di casa intonando la canzone tradizionale in dialetto; gli abitanti accolgono i maggianti donando uova, vino o altri prodotti locali. E’ in questo momento che si canta la strofa metaforica che augura raccolti abbondanti e salute degli armenti. Al termine del Cantamaggio tutti i partecipanti si radunano cucinando una grande frittata con le uova ricevute e mangiando tutti insieme, sempre accompagnati dai canti fino a tarda notte.

Ancora una volta Ringraziamo tutti i coloro che mantengono viva questa tradizione le cui origini sono tanto antiche quanto vaghe e ringraziamo ache i giovani gestori del Nuovo Ostello degli Elfi per l’accoglienza che ci ha riservato.